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ABBIAMO 17 MESI PER EVITARE IL TRACOLLO AMBIENTALE.

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03/08/2021

ATTUALITÀ

di Redazione

 

«Chi salverà il pianeta? Secondo Ener2Crowd.com abbiamo 17 mesi di tempo per trasformare le nostre abitudini distruttive ed evitare il tracollo ambientale.

 

Diciassette mesi per salvare la Terra: è questo il tempo che rimane al crowd —leggasi tutti gli abitanti del pianeta— per trasformare le proprie abitudini distruttive in un aiuto prezioso al risanamento delle condizioni ambientali.

Il termine indicato da Ener2Crowd.com, la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding ambientale ed energetico, è drastico ma anche un po simbolico, con una deadline fissata al 31 dicembre 2022. «Certo il mondo non può essere “guarito” in poco più di un anno, ma se non interveniamo  subito già entro il 2022 sarà fatalmente ferito dai nostri comportamenti negligenti» sottolineano gli esperti.

Dal Mar Morto (1) alla Foresta Amazzonica (2), dalla grande barriera corallina australiana (3) alla piccola isola di Kivalina (4), dalla barriera corallina del Belize (5) all Australia meridionale (6). E poi ancora l Africa sub sahariana (7), Kiribati (8), le Maldive (9), il Glacier Montana Park (10) tra gli Stati Uniti ed il Canada, il Bangladesh (11), Venezia (12) ed il Grand Canyon (13) in Arizona. Questi i 13 luoghi che secondo Ener2Crowd.com sono a maggior rischio di sparire.

Ma l innalzamento del mare minaccia anche 10 dei 58 siti Patrimonio dell Umanità, sostiene il presidente del Consiglio, Mario Draghi, all inaugurazione del G20 Cultura al Colosseo.

Anche Draghi lancia dunque l allarme clima. «La tutela del patrimonio artistico richiede anche maggiore sostenibilità ambientale. In Italia, più di dieci siti Patrimonio dell Umanità sono in pericolo per l innalzamento del livello del mare. Il rischio di alluvioni minaccia tra il 15 e il 20% dei beni culturali del nostro Paese» sostiene il presidente del Consiglio.

«Insomma bisogna agire subito per evitare disastri senza precedenti come il gigantesco rogo che ha devastato la Sardegna, riducendo in cenere oltre 20 mila ettari del Montiferru, gli incendi in Sicilia dove il presidente ha diramato lo stato d allerta, le alluvioni come quella che ha devastato entrambe le sponde del ramo di Como» mettono in evidenza gli specialisti di Ener2Crowd.com, enfatizzando come tutto ciò sia fortemente correlato al climate change.

«In Sardegna ci sono oggi quasi 2 mila sfollati ed è ancora indefinibile il numero degli animali uccisi dalle fiamme: migliaia di cavalli, pecore, uccelli ma anche animali domestici come cani e gatti non hanno avuto via di fuga, arsi vivi o soffocati dal fumo che hanno respirato» sottolinea Niccolò Sovico, ceo, ideatore e co-fondatore di Ener2Crowd.com, scelto da Forbes come uno dei 30 talenti globali under-30 del 2020.

«La devastazione è ovunque e il problema è globale. Bisogna intervenire subito per prevenire piuttosto che “curare” e salvare così il futuro delle prossime generazioni» sostiene Giorgio Mottironi, cso e co-fondatore di Ener2Crowd.com nonché chief analyst del GreenVestingForum.it.

«Bisogna agire in massa contro il climate change, non ci rimane molto tempo per combatterlo» ribadisce Mottironi.

I movimenti nati in tal senso si stanno espandendo a macchia d olio con lo scopo di portare la crisi climatica e le possibili soluzioni all attenzione di tutti i cittadini del mondo e dei governi.

«Certo il problema è globale, ma anche l Italia può fare la sua parte. Le tecnologie green e la partecipazione del crowd possono arrestare il cambiamento climatico» propone Niccolò Sovico.

«Il nostro Paese—prosegue il ceo ed ideatore di Ener2Crowd.com— può fare tanto nel campo della transizione energetica e sostenibile: ne ha le conoscenze, le competenze e le tecnologie esecutive».

La piattaforma, per dare un ulteriore segnale in tale direzione, ha deciso —dopo la vittoria dell Italia agli Europei— di compensare tutte le emissioni di CO2 causate dalle trasferte aeree della Nazionale Italiana di Calcio, pari a circa 93 mila tonnellate, piantando immediatamente 3.107 alberi nel proprio programma di riforestazione Il Bosco dell Energia portata avanti con il partner TreeNation.

Grazie a questa e a molte altre iniziative, Ener2Crowd.com è diventata rapidamente lo strumento per risolvere uno dei più grandi temi che oggi affliggono le persone e l economia: il climate change.

Ma è necessario un maggiore impegno del crowd, della gente, ed agire così in massa. «Tu cosa stai facendo per combattere il climate change? Investi nel tuo futuro!» è il claim della piattaforma di lending crowdfunding che è la prima a dedicarsi esclusivamente alla sostenibilità ambientale e alle rinnovabili.

Il “crowd” può incoraggiare il mercato spingendolo verso nuovi tipi di strumenti, tra i quali il più innovativo il lending crowdfunding ambientale ed energetico. L idea di Ener2Crowd.com è quella di convincere quella massa critica di risparmiatori che da sempre puntano sugli investimenti più sicuri possibili —che una volta immobili e titoli di Stato— oggi in fuga dai prodotti finanziari dai rendimenti irrisori e non più solidi come un tempo.

Con un attenzione orientata in primo luogo al climate change e ai temi della sostenibilità ambientale i progetti Ener2Crowd.com consentono alle persone di rendersi protagoniste e fautrici della transizione energetica investendo in progetti 100% ascrivibili all area energie rinnovabili, efficienza energetica, riqualificazione del patrimonio immobiliare (Ecobonus) e ad iniziative di circolarità e di sostenibilità ambientale.

Ener2Crowd.com si candida così ad essere un volano per la lotta al cambiamento climatico e nel contempo un canale veloce ed accurato per le aziende che abbiano urgente bisogno di accedere a nuova liquidità.

«Crediamo fermamente nel valore che la finanza alternativa verde può portare alle persone, alle imprese ed alla società. Per le aziende abbiamo messo in campo tutte le iniziative possibili per aiutarle a superare l emergenza, anche grazie all appetito degli investitori per prodotti in grado di combattere il climate change, senza però rinunciare ad un ottimo ritorno economico, potendo realizzare fino ad un 8% annuo di rendimento» mette in rilievo il ceo, ideatore e co-fondatore di Ener2Crowd.com.

Le aziende, anche quelle più piccole, possono oggi trasformare in modo sostenibile il loro modello di produzione e rilanciare la loro competitività, ma hanno enormi difficoltà di accesso al credito tradizionale per questioni troppo spesso di natura burocratica. Il lending crowdfunding di Ener2Crowd.com è una risorsa che può garantire loro in tempi brevissimi la liquidità “ecologica” di cui hanno bisogno.

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13 LE LOCALITÀ A RISCHIO SCOMPARSA

1) Mar Morto. Senza un intervento rapido e risolutivo da parte dell uomo, il Mar Morto rischia di scomparire, così come è già accaduto al Mar d Aral ed al Lago Ciad. L enorme bacino situato nel punto più profondo della terra e pieno di acqua 10 volte più salata rispetto a quella di tutti gli altri mari, è ufficialmente a rischio sopravvivenza. Il suo livello, infatti, si è già abbassato di ben 27 metri. Un dato allarmante che trova spiegazione nella perdita di equilibrio tra la quantità di acqua che evapora e quella che arriva dal fiume Giordano e da altri affluenti presenti nell area settentrionale del lago. «Una mancanza di compensazione che trova origine nell intervento dell uomo che —per provvedere ai bisogni idrici delle proprie attività agricole— ha deviato il corso dei fiumi riducendone abbondantemente la portata oltre ad un eccessivo utilizzo delle acque del Mar Nero da parte delle industrie dedite all estrazione di minerali nella zona» commentano gli specialisti di Ener2Crowd.com.

2) Foresta Amazzonica. Sono sempre più frequenti gli incendi che aggravano le condizioni del polmone verde del mondo. Ma la biodiversità è stata maggiormente compromessa dalla continua deforestazione che ha già distrutto oltre un quinto della superficie amazzonica. «Ogni sessanta secondi continua a scomparite un pezzo di foresta grande come un campo di calcio» avvisano gli specialisti di Ener2Crowd.com. Un Brasile, purtroppo, le leggi a tutela della foresta sono state ulteriormente allentate lasciando campo libero alle operazioni di disboscamento per ricavare aree da destinare ad altri usi. Senza un freno a queste politiche tutt altro che sostenibili che privilegiano la distruzione ambientale per ottenere nuove terre da coltivare o per costruire strade asfaltate si rischia di perdere circa il 40% della restante foresta entro i prossimi 50 anni.

3) Grande barriera corallina australiana. Anche la Great Barrier Reef a causa dei cambiamenti climatici è arrivata ad un livello di rischio estinzione molto elevato. Per ben 5 volte negli ultimi 3000 anni ha rischiato di morire stressata dai cambiamenti climatici, ma è riuscita a farcela. «Le parti della barriera danneggiate impiegano migliaia di anni per riformarsi e questo è il punto a sfavore per la sua sopravvivenza considerato l avanzato stato di sbiancamento dei coralli, che ha colpito due terzi dell intera barriera, e le continue minacce causate dal riscaldamento globale» spiegano gli specialisti di Ener2Crowd.com. I cambiamenti climatici che colpiscono la Great Barrier Reef sono così veloci da non agevolarne i tempi di ripresa: manca, in pratica, il tempo necessario alle forme di vita della barriera per riformarsi perché il surriscaldamento globale ed il processo di acidificazione avanzano troppo velocemente.

4) Kivalina. Gli esperti ipotizzano una imminente alluvione —entro i prossimi 8 anni— che potrebbe cancellare definitivamente l esistenza di questa piccola isola che si trova tra l Alaska e la calotta polare artica. «L innalzamento delle temperature nell area artica ed il conseguente ritiro dei ghiacciai causano una continua e grave erosione costiera che porta ad un processo di riduzione della superficie dell isoletta che ormai possiede solo una sottile striscia di sabbia che separa il mare dal villaggio situato nella parte centrale del territorio ed abitato da alcune centinaia di eschimesi» avvertono gli specialisti di Ener2Crowd.com. L Isola nella prima metà dell Ottocento aveva una superficie 3 volte maggiore di quella attuale ed agli inizi del secolo scorso cominciò a popolarsi grazie alle risorse ittiche presenti nelle acque circostanti. Il continuo e progressivo avvicinamento del mare costringerà gli abitanti di Kivalina ad abbandonare la propria isola e trasferirsi sulla terra ferma non avendo alternative da porre in essere per arginare il fenomeno di erosione e le sue catastrofiche conseguenze.

5) Barriera corallina del Belize. L aumento della temperatura dell acqua, il turismo di massa e l inquinamento dell Oceano ne hanno messo fortemente a rischio la sopravvivenza. «Questo ecosistema, ricchissimo di biodiversità, è stato minacciato anche dalle scriteriate autorizzazioni alla ricerca del petrolio a soli 10 chilometri di distanza dalla barriera corallina, poi morate dal Governo locale» sottolineano gli specialisti di Ener2Crowd.com. Il danno riportato riguarda soprattutto lo sbiancamento dei coralli, danneggiati per il 40% della loro totalità.

6) Australia meridionale. La desertificazione divora circa 6 milioni di ettari di superficie nel mondo ogni anno. Particolarmente esposti a questo rischio sono i territori dell Australia meridionale. «Il peggioramento di questa condizione accresce il rischio di incendi con conseguenze gravose per gli animali che popolano queste regioni, ma anche per gli insediamenti urbani ed i villaggi, oltre che per le attività produttive disseminate sui territori» sostengono gli specialisti di Ener2Crowd.com.

7) Africa sub sahariana. Anche qui la desertificazione avanza inesorabile. «Nei territori africani cresce in particolar modo la minaccia alla sicurezza alimentare» mettono in evidenza gli specialisti di Ener2Crowd.com. Considerata la povertà dei luoghi vessati dalle conseguenze del cambiamento climatico, l’allarme è rosso: a rischio anche le colture di base la qui scomparsa affamerebbe totalmente le popolazioni locali.

8) Kiribati. A causa dell innalzamento del livello del mare, entro la fine di questo secolo, buona parte del territorio di questo stato dell Oceania potrebbe scomparire sommerso dall Oceano Pacifico. «L arcipelago corallino, che per posizione geografica si trova praticamente al centro del mondo, è vittima dei cambiamenti climatici che minacciano gli atolli dalla conformazione particolarmente indifesa rispetto all aumento del livello del mare» enfatizza Ener2Crowd.com. Considerato l andamento dei cambiamenti climatici globali, la scomparsa di Kiribati sembra inevitabile: nell arco di uno o due decenni gli abitanti delle isole si ritroveranno senza una casa. «Solo un inversione di tendenza nell emissione di gas serra potrebbe arrestare il peggioramento climatico e, quindi, l innalzamento del livello dei mari e degli oceani, salvando Kiribati dall essere sommersa» dicono gli specialisti di Ener2Crowd.com.

9) Maldive. Entro il 2030 potrebbe scomparire anche l arcipelago indiano che è noto per essere lo Stato più basso del mondo. L 80% delle oltre 1.000 isole che formano l arcipelago delle Maldive si trova a meno di un metro di altezza sul livello del mare ed è, quindi, comprensibile l allarme derivante dall innalzamento delle acque degli oceani a causa del surriscaldamento globale. «Il governo locale sembra abbia messo a punto iniziative di acquisto di territori da altre nazioni per poter provvedere al trasferimento degli abitanti delle Maldive quando le condizioni non consentiranno più di abitare sulle isole» riferiscono gli specialisti di Ener2Crowd.com.

10) Glacier Montana Park. I 150 ghiacciai presenti nelle 16 mila miglia quadrate del parco posto tra gli Stati Uniti ed il Canada si sono ormai ridotti a 37 e sarebbero destinati a scomparire definitivamente entro il 2030. «Il climate change continuerà a causarne il ritiro sino alla completa scomparsa dei ghiacciai del parco, con la conseguente distruzione anche della fauna e della flora tipiche di questi ambienti» mettono in evidenza gli specialisti di Ener2Crowd.com. Un destino a cui —in tempi più lunghi— potrebbero andare incontro anche le nostre Alpi, condannate a ridursi drasticamente per poi scomparire entro il 2100 a causa di un riscaldamento globale facilitato dall’altezza di queste montagne rispetto ad altre.

11) Bangladesh. I disastri ambientali derivanti dal global warming minacciano anche questo Stato asiatico, a rischio scomparsa. «Le inondazioni frequenti distruggono ogni tipo di costruzione rendendo i luoghi invivibili e privi del minimo necessario per la sopravvivenza delle popolazioni locali e più in particolare per i bambini» avvertono gli specialisti di Ener2Crowd.com. Le zone costiere sono quelle maggiormente esposte ai rischi dell innalzamento delle acque degli oceani già stimato in oltre un metro, mentre l entroterra patisce per le conseguenze della siccità.

12) Venezia. La Città romantica del mondo sembra avere il destino segnato. «Anche la Laguna di Venezia è destinata a quella che viene definita “ingressione marina rapida” ovvero l innalzamento repentino delle acque del mare che va a sommergere rapidamente tratti più o meno estesi di costa arrecando gravi danni all ambiente» spiegano gli specialisti di Ener2Crowd.com. Certo è che il Mar Mediterraneo è destinato a vedere salire il proprio livello che, secondo gli esperti, registrerà un incremento di circa 20 centimetri entro il 2050 e tra i 37 ed i 50 centimetri entro il 2100. A questo ritmo, la laguna di Venezia subirà un aumento del livello dell acqua tra i 60 e gli 82 centimetri, valori davvero troppo alti per la Serenissima.

13) Grand Canyon. Una gran superficie di questo storico luogo dell’Arizona è destinata ad una progressiva distruzione a causa del frenetico intervento umano per sfruttarne le risorse naturali e paesaggistiche. «Al considerevole incremento relativo alla costruzione di strutture ricettive per i turisti si è poi sommata una crescita esponenziale del numero di progetti da realizzare per lo sfruttamento delle risorse minerarie locali» puntualizzano gli specialisti di Ener2Crowd.com. Anche qui —in nome del progresso e del guadagno— l invasione umana è una gravissima minaccia: sia per il Grand Canyon che rischia di veder scomparire porzioni consistenti del suo paesaggio che per il fiume Colorado, riserva idrica importantissima dell intero territorio.

 

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